Come aiutare vostro figlio vittima di bullismo?
Modalita’ in cui e’
possibile intervenire.
a) Cerchiamo prove
inequivocabili. Avverte Daniele Novara. Non partiamo subito in difesa di nostro
figlio basandoci solo su cio’ che lui dice o su nostre deduzioni. Verifichiamo
sempre. Di recente il papa’ di un 14 enne mi ha chiamato perche’ trovava suo
figlio cambiato. Temeva fosse vittima dei bulli, l’ho invitato a guardare il
telefonino del ragazzo. E’ emerso che era entrato in un giro di droga spacciata
proprio a scuola. Quindi cerchiamo segnali inequivocabili, controlliamo il
telefonino, il gruppo what’s up della classe e gli amici. Il rischio di
prendere lucciole per lanterne e lanciare accuse nel vuoto e’ alto.
b) Muoviamoci in accordo
con lui/lei. Capita che una volta scoperto che il proprio figlio e’ vittima di
bullismo, i genitori si lancino in un immediata ricerca di giustizia. Mai
accelerare questo processo e sopratutto ricordate che e’ sempre meglio fare
passi concordati con il ragazzo, in questo modo si sentira’ sostenuto e,
talvolta succede, potra’ cercare da se una soluzione
c) Creiamo un momento
cuscinetto. Allontaniamo la vittima per un periodo limitato (un giorno, una
settimana, comunque non piu’ di un mese) dal luogo in cui e’ stato bullizzato,
in questo modo si sentira’ protetto. Quindi facciamolo parlare, scopriamo da
quanto tempo va avanti la situazione, aiutiamolo a comprendere che lui non ha
colpe, e concluso il “momento cuscinetto” sosteniamolo nel ritorno alle
consuete attivita’. Afferma Luca Bernardo. Attenzione a non cadere nella
tentazione di spostarlo completamente dalla scuola, o dal luogo ove si e’
svolto l’atto di bullismo, sarebbe una sconfitta per gli adulti, per le
istituzioni, e un messaggio negativo per il bullo (che talvolta vuole essere
scoperto per uscire dalla sua condizione) per la vittima e per il gruppo degli spettatori.
E’ la conclusione di Sofia Bignamini.
d) Aiutiamolo a
recuperare un canale di socializzazione. Individuiamo una figura di mezzo tra
l’adulto ed il ragazzo (il fratellone o l’allenatore) che aiuti la vittima
nella crescita dandogli sicurezza e aiutandolo a non sentirsi uno
sfigato. Il problema di oggi e’ proprio quello di trovare il modo di sentirsi
un figo senza pero’ cadere nella violenza. Argomenta Bignamini
e) Trasmettiamo a
lui/lei tutto l’amore possibile. Sosteniamo nostro figlio e facciamolo seguire
da una persona competente che sia in grado di aiutarlo. Conclude Luca Bernardo.
Articolo dell’inserto Corriere Della
Sera
12 Aprile 2018
di Manuela Croci

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