venerdì 4 maggio 2018


Come aiutare vostro figlio vittima di bullismo?
Modalita’ in cui e’ possibile intervenire.


a)    Cerchiamo prove inequivocabili. Avverte Daniele Novara. Non partiamo subito in difesa di nostro figlio basandoci solo su cio’ che lui dice o su nostre deduzioni. Verifichiamo sempre. Di recente il papa’ di un 14 enne mi ha chiamato perche’ trovava suo figlio cambiato. Temeva fosse vittima dei bulli, l’ho invitato a guardare il telefonino del ragazzo. E’ emerso che era entrato in un giro di droga spacciata proprio a scuola. Quindi cerchiamo segnali inequivocabili, controlliamo il telefonino, il gruppo what’s up della classe e gli amici. Il rischio di prendere lucciole per lanterne e lanciare accuse nel vuoto e’ alto.
 b)    Muoviamoci in accordo con lui/lei. Capita che una volta scoperto che il proprio figlio e’ vittima di bullismo, i genitori si lancino in un immediata ricerca di giustizia. Mai accelerare questo processo e sopratutto ricordate che e’ sempre meglio fare passi concordati con il ragazzo, in questo modo si sentira’ sostenuto e, talvolta succede, potra’ cercare da se una soluzione
 c)    Creiamo un momento cuscinetto. Allontaniamo la vittima per un periodo limitato (un giorno, una settimana, comunque non piu’ di un mese) dal luogo in cui e’ stato bullizzato, in questo modo si sentira’ protetto. Quindi facciamolo parlare, scopriamo da quanto tempo va avanti la situazione, aiutiamolo a comprendere che lui non ha colpe, e concluso il “momento cuscinetto” sosteniamolo nel ritorno alle consuete attivita’. Afferma Luca Bernardo. Attenzione a non cadere nella tentazione di spostarlo completamente dalla scuola, o dal luogo ove si e’ svolto l’atto di bullismo, sarebbe una sconfitta per gli adulti, per le istituzioni, e un messaggio negativo per il bullo (che talvolta vuole essere scoperto per uscire dalla sua condizione) per la vittima e per il gruppo degli spettatori. E’ la conclusione di Sofia Bignamini.

d)    Aiutiamolo a recuperare un canale di socializzazione. Individuiamo una figura di mezzo tra l’adulto ed il ragazzo (il fratellone o l’allenatore) che aiuti la vittima nella crescita dandogli sicurezza e aiutandolo a  non sentirsi uno sfigato. Il problema di oggi e’ proprio quello di trovare il modo di sentirsi un figo senza pero’ cadere nella violenza. Argomenta Bignamini
e)    Trasmettiamo a lui/lei tutto l’amore possibile. Sosteniamo nostro figlio e facciamolo seguire da una persona competente che sia in grado di aiutarlo. Conclude Luca Bernardo.

Articolo dell’inserto Corriere Della Sera
12 Aprile 2018
di Manuela Croci

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