venerdì 28 settembre 2018


9 CONSIGLI SE DEVI COMBATTERE PER STRADA
“Articolo tratto dall’archivio Budo International” di Sifu Vincent Lyn


C’e’ un abissale differenza tra il trovarsi per strada davanti ad un aggressore infuriato e trovarsi in un combattimento o in un torneo di fronte ad un compagno rivale, per quanto quest’ultimo possa essere impegnato a conquistare la vittoria. La scelta piu’ opportuna o utile in un torneo, puo’ risultare suicida in una situazione di combattimento reale. Essenzialmente esistono alcuni fattori che determinano la vittoria o la sconfitta in un combattimento. Si tratta di dei principi che devono essere usati in qualsiasi sistema basilare di difesa personale.


1) Lotta Sporco
Non utilizzate mai le mani quando attorno a voi c’e’ qualcosa che potete prendere per colpire l’aggressore. Ovunque siate, quando il pericolo vi coglie di sorpresa, ci sara’ sempre qualcosa a portata di mano per colpire l’avversario. Utilizzatelo ! Non ci sono regole quando vi vedete obbligati a lottare per la vostra vita, o per la vita di un vostro caro. La cosa piu’ sensata e’ lottare con intenzione e lottare “sporco”, prima che l’avversario noti di aver scelto una vittima che sa meglio di lui come usare le tattiche da strada

2) I principali obbiettivi dell’attacco devono essere gli occhi, la gola e l’inguine
In uno scontro serio non perdete tempo o energia a fare sparring o ad attaccare le aree meno vitali. Quando dovete lottare con un criminale andate direttamente ai suoi punti vitali. Sotto la tensione della rabbia, della paura e della furia, il corpo umano diventa talmente potente e resistente all’attacco che solo le tecniche piu’ aggressive hanno possibilita’ di successo reale. Le tattiche moderate e pietose di controllo dell’avversario, funzionano bene nelle esibizioni e nei film, ma se desiderate sopravvivere non utilizzatele quando qualcuno vi attacca.

3) Non state sulla difensiva, attaccate l’aggressore !
L’unica strategia che vince e’ la strategia della sorpresa, assieme all’attacco piu’ offensivo. L’individuo razionale non cerca mai ne giustifica la violenza verso altre persone, ma non puo’ nemmeno permettersi che il criminale violento si avantaggi della sua etica razionale ! Quando l’avversario attacca, attaccatelo ! Bloccare, chinare, allontanarsi, schivare, sono cose efficaci solo temporaneamente. L’aggressore deve essere abbattuto e quanto prima lo si fa, meglio e’. Prima sferrate il vostro attacco violento, prima garantite la vostra sicurezza.

4) Una tecnica semplice e’ il miglior metodo di difesa personale !
Siete sicuri di non confondere cio’ che e’ bello, con cio che funziona di sicuro ? Le migliori tecniche da strada (o da qualsiasi altro posto), sono semplici, basilari e dirette. Passare un ora ad allungare i muscoli dell’inguine e delle gambe per riuscire a sferrare un calcio alto laterale ha i suoi meriti nello sport e nell’arte, ma non nella sopravvivenza. In caso di emergenza, quando le cose succedono rapidamente ed indossi vestiti di tutti i giorni, ci si puo’ fidare solo delle tecniche piu’ semplici, eseguite con spietatezza e contundenza. Le spazzate di fianco, le gomitate, le ginocchiate, i calci bassi, le testate, i morsi, gli sputi, ed il conficcare le dita negli occhi sono tecniche affidabili, per quanto possano risultare spiacevoli.

5) Non parlate, non vantatevi, non minacciate e non “avvertite” mai l’aggressore.
Sono tutti stratagemmi del combattente esperto e qualunque aggressore o criminale navigato li conosce istintivamente. Ad un aggressore non bisogna dire niente. Se per caso si presentasse un opportuinita' di parlare prima che si scateni l’inferno, dite semplicemente “Non voglio problemi”. Non fate mai esternzioni del tipo che “siete pronti ad uccidere quel disgraziato”, che “siete un arma letale”, che siete esperti in karate o judo, o che “gli strapperete gli arti uno a uno” se non si toglie di mezzo.
Se l’attacco e’ evidente agite ! Agite immediatamente, non dite nulla, non cercate di “avvertire” l’aggressore. Se l’aggressore “sa qualcosa”, ed e’ probabile sia cosi, avvertirlo sarebbe come pre-armarlo. Perche’ dirgli che siete in grado di dargli del filo da torcere ? Questo non lo spaventera’. L’unica cosa che fara’ sara’ prepararsi ad essere piu’ crudele, piu’ rapido ed incisivo al momento dell’attacco. Il criminale o il teppista prende un avvertimento per sfida, per quanto possa essere umile il vostro tono.

6) Pensate alla possibilita’ di essere feriti
Non importa chi siete, che sistema abbiate studiato e quanto pensiate vi abbia resi duri il vostro allenamento, dovete mettere in cantiere l’idea di poter essere feriti. Il veterano sperimentato nel combattimento sa che e’ folle pretendere di uscire dallo scontro senza un graffio. Il suo obbiettivo al contrario e’ quello di uscire vittorioso, con meno lesioni e di minor gravita’ rispetto a quelle che ha inflitto al suo avversario. I ladri, i teppisti, i rapinatori ed i criminali violenti di ogni tipo, normalmente non sono incauti. E’ senz’altro vero che raramente questi soggetti possiedono un qualcosa di simile al vero coraggio o alla perizia nel combattimento, ma normalmente sono abbastanza capaci e quasi sempre navigati. E’ molto probabile che il rapinatore che vi assalta, prima abbia aggredito altre persone.
Se vi attaccano con un arma bianca, vi taglieranno. I tagli nelle braccia e nelle gambe possono essere dolorosi, ma normalmente non sono letali. Tuttavia la gola, il torace e lo stomaco, sono obbiettivi letali e dobbiamo sforzarci al massimo per non esporre queste aree quando subiamo un attacco. Schiviate le pugnalate, avvicinatevi e distruggete immediatamente, anche se facendolo subire un taglio ad un braccio o ad al viso.

7) Siate sempre all’erta di fronte al pericolo !
I giornali ci raccontano che la violenza improvvisa e inaspettata sorge nei luoghi piu’ tranquilli e improbabili. Essere coscienti che puo’ verificarsi un attacco violento in qualsiasi luogo, puo’ prepararvi a salvarvi la vita. E’ bene rilassarsi e sentirsi sicuri quando si sta in un luogo “sicuro” a tutti gli effetti. Tuttavia, non esiste nessun luogo dove si possa scartare la possibilita’ di un attacco violento, e se vogliamo veramente essere pronti di fronte al pericolo, dobbiamo anticipare quell’emergenza inaspettata. Quando camminate per strada, persino in un quartiere tranquillo, camminate al centro del marciapiede. Questo vi permette di visualizzare (almeno perifericamente) un lato, gli edifici, le strade adiacenti, ecc...e l’altro le automobili parcheggiate. Vi sembra paranoico ? io non credo. Al vostro posto io lo considererei “essere tatticamente sicuri”. Quando vi trovate in un posto pubblico (un ristorante per esempio), accomodatevi guardando la porta. Naturalmente tutti sappiamo che “li non succedera’ mai niente”, ma perche’ rischiare ? Non e’ necessario drammatizzare, ne’ annunciare la nostra politica di sicurezza. Semplicemente dovete prendere le precauzioni necessarie tranquillamente e con discrezione. Tutta la vostra perizia, tutta la vostra potenza, tutto il vostro allenamento non serviranno a niente se vi prendono di sorpresa. Quando di sera prendete la metro, rimanete sempre in piedi. Tenete le mani davanti e gli occhi ben aperti. Dovete sembrare svegli e vigili. Diversi anni fa una cintura nera vincitrice di aluni trofei venne pugnalata a morte nella metro di New York perche’ era seduta e cerco’ di ragionare con due criminali che si erano seduti vicino a lui. Se qualcuno vi chiede l’ora per strada, Guardatelo ! Allungate la mano e lasciate che sia lui a guardare l’orologio. Non abbassate lo sguardo per verificare l’ora per lui. Se tutto questo vi sembra troppo esagerato e’ perche’ non avete mai partecipato ad un allenamento realistico di difesa personale.

8) Non buttatevi al suolo con l’aggressore.
Anche se avete vinto dei trofei di judo e di lotta al suolo, RIMANETE IN PIEDI, se e’ umanamente possibile in una situazione di attacco reale.
Finite con l’aggressore al suolo e voi che gli sferrate calci sulla tempia o nei reni, o tallonate in tutto il corpo, una volta che e’ caduto. La difesa personale non e’ “sportiva” in nessun senso della parola. Percio’ se avete fortuna di portare al suolo un aggressore, in condizioni di attacco reale, continuate ad annullarlo. Se si rialza dovete solo cercare di terminare o cercare di terminare il lavoro. Se ci fosse un secondo aggressore sareste finiti se andaste al suolo con il primo. In una situazione di grapling di combattimento, attaccate alla gola o agli occhi, come un animale selvaggio. Probabilmente i trucchi di grapling o i trucchi che avete imparato, falliranno con un criminale crudele e disperato. La norma e’ restare in piedi. Andate al suolo solo quando non esiste un modo per evitarlo.

9) Preparate la mente ed il corpo, rivedendo e provando mentalmente le risposte difensive adeguate di fronte ad un aggressore !
Dedicare alcuni minuti al giorno a visualizzare gli attacchi semplici e comuni e a pensare al modo migliore e piu’ efficace per rispondere di fronte ad essi, vi fornira’ un vantaggio prezioso quanto la pratica fisica.
Non vi e’ una varieta’ infinita di situazioni di attacco che dovete anticipare, se volete essere pronti nella vostra difesa personale.
Considerate mentalmente le risposte a queste situazioni: prese al bavero, pugni, testate, attacchi Nelson, alle spalle, spintoni, abbracci dell’orso, prese, ecc...Il sistema nervoso dell’uomo considera le esperienze “immaginate” con attenzione, come se fossero “reali”. Questo puo’ spiegarlo qualunque medico o fisiologo e dunque spoiega l’efficacia dell’allenamento serio delle Arti Marziali. Preparatevi immaginando cio’ che fareste in caso di attacco. Scoprite la miglio difesa possibile e le migliori combinazioni di contro-attacco usando le tecniche basilari che avete imparato. Questo vi dara’ un livello di preparazione che molto probabilmente potrebbe salvarvi la vita un giorno.

venerdì 14 settembre 2018


STALKING: FINALMENTE AUMENTA LA PREVENZIONE
“Articolo tratto dall’inserto del corriere della sera Settembre 2018” di Fiorenza Sarzanini

Secondo gli ultimi dati forniti dal Viminale, le denunce per Stalking nel 2018 sono state 6.437, ben 2.295 in meno di quelle presentate nello stesso periodo del 2017. Nessuno e’ in grado di dire se sia effettivamente diminuito il numero di reati commessi o se invece il calo sia dovuto alla paura di uscire allo scoperto e dunque che la diminuzione dipenda esclusivamente dal fatto che le vittime hanno deciso di non chiedere aiuto, preferendo subire in silenzio.
Sembra assurdo che questo possa accadere ed invece succede molto spesso. Ci sono donne che non denunciano per vergogna, altre perche’ temono di non essere credute, altre ancora perche’ sono spaventate dalle conseguenze che potrebbero subire i loro figli. Nel dossier ci sono pero’ due dati incoraggianti, ed e’ su questo che bisogna avorare se si vogliono ottener risultati concreti per difendere chi sopporta soprusi ed abusi.
Riguardano infatti le misure di prevenzione, strumento certamente efficace per combattere questo tipo di delitti.
Sono stati 1.135 gli ammonimenti decisi dai questori, con un aumento pari al 20,7%, e 213 gli allontanamenti con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente.
Si tratta di provvedimenti che si possono ottenere rapidamente e sopratutto prima che si decida di presentare una formale denuncia.
Chi ritiene di poter essere in pericolo per comportamenti che potrebbero degenerare, puo’ chiedere la misura di protezione, prevista dalle norme sugli atti persecutori, e come sottolineano i giuristi, evita di dover affrontare un processo penale, perche’ si tratta di un richiamo orale del Questore, rivolto allo Stalker, che viene diffidato dal tenere una condotta contraria alla legge.
Vuol dire che il colpevole non sara’ sottoposto ad un processo penale e la vittima non dovra’ avventurarsi nelle lungaggini della giustizia.
Un cmpromesso forse. Sicuramente una via di uscita o comunuque un passo importante per chi non e’ pronta ad affrontare un percorso piu’ impegnativo, ma comunque non puo’ essere lasciata sola.


giovedì 16 agosto 2018

DOTARE LA POLIZIA DELLA PISTOLA ELETTRICA E’ UNA BUONA IDEA ?


DOTARE LA POLIZIA DELLA PISTOLA ELETTRICA E’ UNA BUONA IDEA ?
“Articolo tratto dall’inserto del corriere della sera 15-08-2018” di Rossella Tercatin


Graziano Lori, 54 anni, criminologo e sociologo della devianza e presidente dell’associazione Cerchio Blu che si occupa di sostegno psicologico agli operatori delle forze dell’ordine.

Tutto cio’ che offre alle forze dell’odine un’alternativa all’uso dell’arma da fuoco, rappresenta un idea positiva.
La pistola e’ l’opzione per le situazioni in cui e’ necessario ferire per rendere inerme, se non addirittura uccidere. Esistono casi in cui sono necessari strumenti alternativi. Il taser, tra manganello, dissuasore, gas urticante, rappresenta forse il piu’ vicino ad un arma tradizionale, quindi richiede particolare prudenza. Gli operatori delle forze dell’ordine sono in una situazione di stress e disagio professionale grave, per via di vari fattori, a partire dall’eta’ anagrafica media. Il taser puo’ aiutare perche’ si inserisce in quel vuoto tra il nulla e la pistola per affrontare la piccola delinquenza o problemi analoghi e dare piu’ tranquillita’ nel fronteggiarli.

Nicola Fratoianni, 45 anni, deputato dal 2013 e segretario di Sinistra Italiana.

L’arrivo del taser per decreto del governo, in undici citta’ italane, non e’ una buona notizia, L’ordigno in dotazione alle forze dell’ordine, ufficialmente destinato alla immobilizzazione a mezzo scarica eletttrica, viene venduto, alla fragile opionione pubblica italiana, come arma non letale, In realta’ l’attrezzo e’ classificato dall’ONU tra gli strumenti di tortura e negli USA dal 2001 ad oggi si stima abbia causato oltre 800 morti. Ma il taser e' soprattutto un ulteriore passo verso una sbagliata idea di sicurezza. Sicurezza tecnica piu’ che sociale, in cui l’arma pubblica o privata ha un ruolo centrale.
La sperimentazione del taser si affianca all’esplicita intenzione di allargare le maglie della difesa considerata legittima e del possesso privato delle armi da fuoco.
















venerdì 15 giugno 2018


Come avviene realmente un'aggressione ?
Testimonianza diretta di una donna che ha subito un aggressione.

Lo scorso anno una mia allieva, nonche’ collega di lavoro ha subito un aggressione a Milano mentre stava tornando a casa. E’ stata colpita alle spalle con un pugno alla nuca da un malvivente che ha poi cercato di strapparle la borsetta. Ne e’ nata una accesa colluttazione perche’ lei ha opposto una strenua resistenza. La vicenda si e’ conclusa fortunatamente senza gravi conseguenze. Lividi, escoriazioni, dolori e qualche giorno di ospedale. L’aggressore e’ stato acciuffato e la borsa (contenente sopratutto documenti sensibili) e’ stata recuperata. A distanza di un anno, a mente fredda, ho avuto modo di parlare ancora con la mia collega dell’accaduto. Le ho fatto qualche domanda e lei gentilmente ha deciso di rispondere. Spero che questo piccolo contributo serva a farvi riflettere. L’intento e’ semplicemente rendere coscienti. Ognuna di voi tragga poi le proprie conclusioni, perche’ avrebbe potuto accadere a chiunque.

1)    Quando sei stata aggredita hai avuto una sensazione premonitrice che qualcosa non andava ? Mi spiego meglio, i tuoi sensori di allarme ti stavano mandando dei segnali di pericolo oppure no ? NO

2)    Eri solita passare per quella strada ? Se si quanto spesso. Non passo spesso da questa strada

3)    Ritenevi quella strada una zona pericolosa ? se si perche ‘? NO

4)    Hai notato che eri da sola e non c’erano altre persone ? NO

5)    Con il senno di poi, avresti rifatto quella strada oppure no ? Si la faccio tutt’ora in caso di comodità ( anche se solo di giorno) ma sempre con il pensiero e ricordo di quanto e' successo

6)    L’aggressione e’ avvenuta all’improvviso, senza che te lo aspettassi, qual’e’ stata la prima cosa che hai pensato ? (tipo cosa sta accadendo) L’aggressione e’ avvenuta all’improvviso. Ho pensato che stessi sognando per un'attimo, e un altro pensiero che mi e' venuto in mente era di vivere in una scena di un film.

7)    Il dolore ti ha impedito di reagire ? No assolutamente. Anzi!


8)    Quando hai realizzato di essere stata aggredita ? credo dopo 30 secondi

9)    Il tuo primo istinto di sopravvivenza cosa ti ha fatto fare ? (esempio, cadere e proteggerti) Combattere e proteggere i miei documenti e la mia borsa, non tanto me stessa. 

10) Durante l’aggressione hai gridato ? Si, ho gridato fortissimo con tutta la mia forza

11) Come reagiva il tuo corpo sotto stress, sei riuscita a difenderti ? Si, mi difendevo senza pensare alle conseguenze e sentivo che mi usciva una forza immensa da dentro di me. Quasi come una super woman. 😊

12) Avresti voluto avere un arma con te in quel momento ? se si quale ? NO!

13) Hai avuto aiuto da qualcuno durante l’aggressione ? NO

14) Come si sono comportate le altre persone dopo l’aggressione ? Le persone sono arrivate dopo che l’aggressore se ne andato via. Avevano paura. Dopo hanno cercato di aiutarmi. Mi sono sentita sola durante l’aggressione e ho capito che dovevo cavarmela da sola a difendermi con tutte le mie forze.

15) Ritieni che l’operato delle forze dell’ordine sia stato soddisfacente ? NO, nel senso che non c’erano al momento dell’aggressione. Dopo sono stati gentili invece e hanno cercato di sostenermi ed hanno cercato di prendere l’aggressore.

16) Le nozioni di Krav Maga ti sono servite a qualcosa ? credo di si

17) Ti saresti comportata allo stesso modo a distanza di tempo ? direi di si

18) Vuoi dare un consiglio alle altre donne che potrebbero subire un aggressione simile alla tua ? Come poterla evitare o come comportarsi. A sangue freddo direi che sarebbe opportuno dare tutto all’aggressore per evitare che ti faccia del male. Nel momento in cui vieni aggredito pero' e' difficile non reagire.


venerdì 8 giugno 2018


Come allenarsi sotto stress ?
E’ possibile ricreare lo stress subito durante un aggressione e allenarsi per reagire nella maniera piu’ efficace ?


  
L’addestramento realistico e costante e’ fondamentale nella difesa personale ma e’ difficile da ricreare e sicuramente non alla portata di tutti.

Le aggressioni che avvengono per strada sono violente, feroci e repentine, per cui chi le studia e le ripropone deve essere veramente bravo. Di contro chi le subisce puo’ rimanere sconcertato ed intimorito ed abbandonare il corso o allontanarsi dalla difesa personale.
L’approccio deve essere ovviamente graduale e controllato, e questo dipende al 100% dalle capacita’ dell’istruttore di “saper gestire la situazione”.

Quello che solitamente viene fatto e’ introdurre diversi fattori di stress che possono essere di differente natura:

- Esercizi sotto una qualche forma di "pressione", come per esempio il tempo e/o  avendo prima generato uno stato di affaticamento che aumenti il ritmo cardiaco e inneschi genericamente affanno

-Esercizi che favoriscono il disorientamento momentaneo come diverse rotazioni su se stessi

-Esercizi con affaticamento muscolare sotto handicap, ovvero con un braccio dietro la schiena, bendati, ecc...

-Esercizi fisici in ambienti angusti non confortevoli come in uno stanzino, con le spalle a muro, chiusi in un angolo.

E via di questo passo.

Una volta ricreato il fattore stress bisogna lavorare sulla reazione in modo tale che sia immediata ed efficace. Allo stesso tempo deve essere qualcosa di istintivo che non richieda chissa’ quali doti tecniche perche’ certamente le nostre prestazioni subiranno una drastica riduzione sotto stress.
Detto cio’ per ovviare ad una situazione di stress che ci blocchi o ci impedisca una reazione, le regole base sono fondamentalmente due:

1)   si puo ovviare parzialmente all’incapacita’ di reagire sotto stress attraverso il condizionamento psicologico, la preparazione di tecniche e piani di contingenza che delineino preventivamente le risposte di fronte alle varie situazioni di pericolo. Quello che occorre interiorizzare sono principalmente le modalita’ di reazione, le priorita’ ed i concetti.

2)   Non serve essere campioni di mondiali di discipline da combattimento o possedere chissa’ quali doti tecniche. Per carita’ se rientriamo in questo profilo meglio ancora. Cio’ che pero’ importa davvero e’ piena padronanza delle basi e la confortante consapevolezza di sapere cosa fare in quella particolare situazione.

Non si nuota, se prima non si impara a stare a galla.
Sotto stress tendiamo a reagire di riflesso, ma e’ fondamentale ricordarsi come stare a galla prima di ogni altra cosa.

lunedì 4 giugno 2018


Cosa accade durante un evento traumatico ?
Siamo vittima di un aggressione, sotto attacco verbale e fisico. Quali sono le reazioni del corpo umano ?
Tratto da articolo di Vittorio Balzi - Armi Magazine



Il flusso degli ormoni dello stress fa crescere forza e resistenza fisica, ma porta anche a una diminuzione della destrezza e dell'abilita con riflesso a carico
dei movimenti piu’ fini.
Come se non bastasse, a incrementare le criticita’ possono intervenire una pluralita’ di distorsioni percettive e sensoriali anch’esse tipiche degli stati di massima attivazione da paura.


• esclusione uditiva;
• tunnel vision;
• sensazione di pilota automatico;
• tachipsichia;
• aumentata nitidezza visiva e rilevazione dei particolari insignificanti
• perdita di memoria per alcune parti dell’evento
• perdita di memoria per alcune delle proprie azioni
• dissociaziane, distacco;
• pensieri invadenti non attinenti
• distorsione mnemonica che porta a ricordare cose non accadute
• suoni amplificati;
• percezione del tempo accellerato
• paralisi temporanea.

-         L’esclusione uditiva porta la mente, concentrata sulla minaccia, a escludere tutte le altre informazioni non inerenti, o apparentemente tali, allo stimolo minaccioso
-         la tunnel vision (visione a tunnel o visione tubolare)  esclude una parte del campo visivo periferico e fa apparire gli oggetti piu’ grandi e piu’ ravvicinati di quanto non lo siano realmente, anticipando la sensazione di pericolo imminente.
-         La tachipsichia (o velocizzazione della mente) puo’ alterare la percezione temporale degli eventi, come se avvenissero al rallentatore, determinando una frammentazione del ricordo e facilitando sensazioni di euforia, momentanea paralisi motoria e perdita dell’equilibrio.
Il soggetto puo’ vivere uno stato psicologico dissociativo e avere l’impressione di osservare se stesso dall’esterno come se si trattasse di un altro, mentre una pervasiva sensazione di pilota automatico lo fa sentire totalmente trasportato dall’azione senza potervisi opporre. Queste aberrazioni percettive possono variare notevolmente da individuo a individuo, determinando una grande variabilita’ di risposta e di preparazione alla reazione.
La loro combinazione con altri fattori personologici e di integrita’ psicofisica, puo’ fare la differenza non solo sulla capacita’ tattica, di gestire la minaccia e la crisi durante l’incontro violento, ma sopratutto sulle possibilita’ di determinarne l’esito e di limitare le conseguenze del trauma post conflittuale che rientra nel piu’ ampio campo dello stress post traumatico.