giovedì 21 settembre 2017

Come utilizzare il linguaggio del corpo per comunicare che non siamo un bersaglio facile !


E’ stato stimato che il tempo impiegato da un criminale per scegliere un potenziale bersaglio e’ meno di 7 secondi.
Cosa fare per non rientrare nei possibili obiettivi di un aggressore ?
In generale occore proiettare all’esterno un atteggiamento sicuro e risoluto, cosi facendo  il predatore avra’ la percezione di essere di fronte ad un bersaglio non tanto facile e semplicemente cerchera’ altrove.
Gli studi hanno dimostrato che un predatore valuta la vulnerabilità di un potenziale bersaglio basandosi molto sul linguaggio del corpo.
L’intento principale del predatore infatti e’ quello di catturare o ferire la sua preda, quindi è sempre alla ricerca di una persona che sarà facile da attaccare.
Cio’ che lo colpisce sin dal principio e’ il modo di camminare. Piu’ nello specifico quello che cattura la sua attenzione e’ la modalita’ in cui si cammina, la lunghezza del passo, la postura, ecc... Un passo corto e fiacco ad esempio sarà interpretato come segno di debolezza. Al contrario dei passi forti e dinamici trasmettono assertività e fiducia, e saranno rilevati come segno di forza.
La camminata naturale, con le braccia che sono leggermente piegate all’altezza dei gomiti ed oscillano avanti ed indietro generalmente scoraggia l’aggressore. Questo movimento oscillatorio delle braccia che contrastano armonicamente il movimento delle gambe, e’ il primo segnale di stop per il predatore.
Entrando nel dettaglio qui di seguito 5 semplici consigli su come camminare:
1-MANTIENI UNA GIUSTA FALCATA
1a-Lunghezza del passo
Un segno di debolezza, come dicevamo prima, può essere rivelato quando si cammina con passi anormalmente lunghi e le sue braccia oscillano esageratamente. Questo, fotografato dall’esterno, può far sembrare una donna non coordinata ed attirare l'attenzione indesiderata di un predatore.
Lunghezza del passo
1b-MOVIMENTO DEI PIEDI
Le persone che inciampano e strascicano i piedi facendo passi corti e mostrando un movimento limitato del braccio, possono apparire incerti o esitanti.
Movimento del piede
1c-POSTURA
La tua postura dice molto su di te al mondo esterno e fornisce una chiave di lettura di facile interpretazione. Prima di tutto occorre mantenere la testa alta, la spina dorsale e le spalle indietro, lo sguardo attento, che prende consapevolezza dell’ambiente esterno. Una postura abbassata o ingobbita, trasmette un messaggio di paura e di timidezza di fondo, che si traduce in meno probabilità di combattere. Allo stesso modo, camminare con lo sguardo abbassato suggerisce una mancanza di consapevolezza, e rende un bersaglio invitante.
2-RAPIDA OCCHIATA
E’ consigliabile dare alle persone una rapida occhiata mentre si sta camminando in modo da averli avvertiti che siete consapevoli che sono lì. Mentre camminiamo si sta parlando con il proprio corpo ed una rapida occhiata aggiunge il significato del: "ti vedo”! “Se non hai buone intenzioni, lo so, e non sono un bersaglio facile”.
Quando un predatore sa di essere stato visto, può rivolgersi altrove perché l'elemento  sorpresa è perduto.
3-TENERE LA TESTA IN ASSE CON IL CORPO
Se si ha la sensazione di essere segiuti o controllati, e’ buona cosa lanciare  un'occhiata casuale nella direzione della persona che ci sta guardando. Dopo aver lanciato un occhiata, solitamente le persone hanno la tendenza a guardare verso il basso o rivolgere la propria attenzione altrove. Questo tipo di sguardo con la testa bene in asse e la postura sicura, sortisce un effetto intimidatorio. Dopo che si e’ lanciata questa occhiata la testa torna in asse con il copo e resta dritta. Se la persona non distoglie lo sguardo e continua a fissarci, prendiamo coscienza di avere un problema
4-FIDATI DELL’ISTINTO
Mentre cammini e ti guardi intorno, il tuo cervello raccoglie dettagli e informazioni, che poi elaborera’ e trasferira’ alla tua mente anche in forma non coscente, trasmettendo sensazioni. L’intuito e’ un dono che ci e’ stato dato per sfuggire ai pericoli: utilizziamolo !  Se abbiamo la sensazione che qualcosa non va, meglio allontanarsi, cambiare strada.
5-PRENDERE CONSAPEVOLEZZA DELLA SITUAZIONE
Prendere velocemente consapevolezza della situazionale, puo’ essere tradotto come “stare sempre un passo avanti”.
Ovvero notare le cose subito, mentre stanno accadendo, cosi da anticipare quello che potrebbe accadere.
Ad esempio, se notiamo un uomo ubriaco o sotto sostanze stupefacenti che cammina nella nostra direzione, rientra nella buona prassi attraversare la strada come precauzione.
Magari potrebbe non succedere nulla, pero’ meglio evitare spiacevoli situazioni. Meglio avre un eccesso di zelo in questo caso. Agendo in questo modo si prendono delle misure per evitare di incappare in situazioni spiacevoli. Parliamo dunque di consapevolezza e prevenzione.
L’insieme di questi piccoli accorgimenti, inviano un messaggio forte e chiaro ad eventuali predatori: NON SIAMO UN BERSAGLIO FACILE !


giovedì 14 settembre 2017

Stop con la Fit-Boxe e’ ora di iniziare a praticare la DIRTY BOXING o BOXE SPORCA.
La boxe Filippina o Dirty Boxing anche conosciuta come Panantukan e’ una devastante forma di combattimento corpo a corpo. Utilissima per mantenersi in forma ed imparare a combattere.


Quali sono le caratteristiche della Dirty Boxing ?
La Dirty Boxing fa parte del sistema di Arti Marziali Filippine (Kali) e trasforma quasi tutte le parti anatomiche del corpo umano in un’arma.
Non e’ uno sport, ma un sistema di combattimento incentrato sulla difesa da strada.
Le tecniche non sono state adattate per la sicurezza e le competizioni sportive e questo fa si che appunto venga chiamata “Boxe Sporca”
Predilige combinazioni come l’utilizzo dei gomiti, ginocchia e pugni.
La Boxe Filippina assume un alto grado di efficacia nei combattimenti da strada proprio perche’ utilizza molti strumenti illegali nelle competizioni sportive o impossibili da eseguire con i guantoni.
Tecniche
Alcuni attacchi includono angoli particolari o combinazioni derivate dai bastoni/coltelli. Si utilizzano attacchi con il palmo della mano, gli schiaffi, di avambraccio, i back fist, ganci e spazzate, percussioni con le spalle, colpi alla testa, sfondamenti con i gomiti, calci bassi in combinazione con pugni di boxe tradizionale e distruzione degli arti.
Anche i calci sono utilizzati in maniere “non convenzionale” infatti prevedono colpi pesanti sulla linea bassa, colpi al ginocchio e all’inguine.
Insomma, il panorama e’ davvero ampio e tutte queste particolarita’ possono essere utilizzate sia in maniera offensiva che difensiva.
Velocita’, flow e ritmo
Il Panantukan si basa sulla velocità nel colpire, con l'intento di travolgere l'avversario con una frenesia di attacchi. Combinazioni indefinite di colpi vengono portate costantemente per rendere la difesa inefficace.
Sono presenti anche distrazioni di vario genere, che portano fuori giri l’avversario.
A volte, i calci a basso livello vengono eseguiti tra le combinazioni di boxe per disorientare l'avversario.
Angoli
Gli angoli sono utilizzati per sfuggire e colpire. Per creare delle traiettorie di attacco difficili da difendere.
Il footwork è di fondamentale importanza per queste tecniche, per cui molto tempo è investito nella pratica dei movimenti a triangolo delle gambe.
Gunting
Esistono anche alcune tecniche chiamate gunting che vanno a colpire alcuni specifici punti nervosi, ossa e tessuto muscolare per causare dolore immediato ed improvviso all’avversario, aprendosi la strada per sucessive tecniche.
Il gunting si concentra sulla distruzione della capacità dell'avversario di usare la propria arma (ad esempio il muscolo del bicipite).
Conclusioni. Perche’ provare la DIRTY BOXING ?
Non è solo l'uso di questi strumenti non ortodossi a rendere unica la DIRTY BOXING.
È il modo in cui queste tecniche sono integrate in una struttura classica di boxe che le rende così funzionali.

La DIRTY BOXING contribuisce ad aumentare la propria capacità di difesa, attacco ed evasione, aumentando le proprie possibilità in una situazione in cui ce ne sia veramente bisogno.

mercoledì 6 settembre 2017

Gridare “al fuoco” invece di “aiuto” !
Luogo comune, considerazioni, opinioni.


Per quanto ne sappiamo non esistono studi concreti in merito all’affermazione di cui sopra, resta il fatto che da tre decadi a questa parte le forze dell’ordine e gli esperti del settore hanno sempre sottolienato il fatto che gridare “al fuoco !” in caso di aggressione (specialmente un tentativo di stupro) possa in qualche modo essere piu’ efficace che gridare “aiuto !”
La polizia in america da anni, tra le varie comunicazioni e dispacci, si preoccupa di sottolineare spesso questo aspetto. Esiste addirittura un programma nominato “Just Yell Fire” a difesa della violenza contro le giovani donne.
In estrema sintesi i sostenitori di questa tesi dicono che un numero maggiore di pesone sia incline a prestare attenzione alla richiesta di soccorso al grido “al fuoco !”.
Perche’ ? Perche’ un estraneo dovrebbe essere colpito da un grido del genere ?
In prima istanza perche’ una richiesta di aiuto di questo genere coinvolge la collettivita’ e non piu’ il singolo individuo.
Gridare “al fuoco !” segnala un pericolo incombente sia per la persona che e’ sotto attacco e sta subendo la violenza, sia per chi sta intorno.
Preso per buono questo dato di fatto, gridare “al fuoco !” dovrebbe per lo meno destare l’attenzione delle persone che transitano nei paraggi. Piu’ che gridare “aiuto !” che risulta una richiesta individuale di soccorso.
Questo e’ il pensiero comune di polizia e della maggior parte degli addetti ai servizi.
Qualcuno potrebbe obbiettare controbattendo che gridare “al fuoco !” non fa altro che generare altro panico. La gente potrebbe scappare nella direzione opposta, il piu’ lontano possibile. Plausibile, ma abbastanza inverosimile. Se il luogo e’ chiuso ad esempio e non esistono vie di fuga l’instinto di conservazione porta ad intervenire cercando di spegnere il fuoco.
E comunque prima di tutto e’ necessario capire dove sta’ il fuoco, onde evitare di correrci incontro.
Magari chi ha lanciato l’avvertimento puo’ indicarci dove sta la minaccia ?
Toh guarda, una donna in pericolo vittima di aggressione !
Questi sono pressapoco i meccanismi logici che scattano nel nostro cervello.
Che poi esistano ancora i buoni samaritani di una volta disposti ad intervenire, questo e’ tutto un altro discorso (al giorno d’oggi sono tutti tatuati come mahori, con bicipiti scolpiti, addominali a tartaruga, con i cellulari sempre pronti a filmare, e bravissimi a chiacchiere da bar).
Ma la raccomandazione di gridare “al fuoco” va anche contestualizzata perche’ giunge a noi come refuso dei vecchi tempi, nei quali aveva certamente piu’ efficacia ed impatto.
Basti pensare ad esempio che agli inizi del secolo la maggior parte delle case era costruita in legno. Quindi quando si gridava “al fuoco”, come prima cosa il pensiero viaggiava veloce alla propria abitazione ed alla salvaguardia del villaggio intero.
Ad ogni modo l’esigenza di gridare “al fuoco” e’ nata anche dal fatto che analizzando i casi di aggressione (specialmente ai danni delle donne) gli esperti e le forze dell’ordine hanno riscontrato che la richiesta di soccorso con il grido di “aiuto”, risultava spesso ignorata ed inefficace.
Questo viene definito anche come “Effetto Spettatore” (non-helping-bystander-effect in inglese).
“L’effetto spettatore è un fenomeno psicologico sociale che si riferisce ai casi in cui gli individui non offrono nessun mezzo d'aiuto a una vittima quando sono presenti altre persone.” Wikipedia
Per chi volesse approfondire il tema in rete esistono molti riferimenti (fonti Darley/Latané 1968 or Schwind/Zwenger/Gietl 1991-2004).
Comunque in passato vennero fatti diversi studi, uno di questi ebbe luogo nella metropolitana di Londra.
La conclusione di questo studio, eseguito su di un nutrito numero di persone, fu che bisognava gridare qualcosa d’altro al posto di “aiuto !” per attirare maggiormente l’attenzione della gente.
Cosa gridare dunque ? “Goooal ??” No Ovviamente. Qualcosa di semplice ed immediato.
“Al fuoco !” e’ sembrata a detta di molti esperti la cosa piu’ sensata.

Ed in effetti, si e’ riscontrato una maggiore reazione istintiva di fronte a questo grido, relazionato come citato poche righe sopra, al contesto in cui venne sviluppato.
Le persone risultavano piu’ colpite, guardinghe, ed anche spaventate dal grido “al fuoco !” che catturava rapidamente la loro attenzione.
Queste opinioni e questi concetti sono rimasti nella nostra testa fino ad oggi, e tutt’ora vengono raccomandati, benche’ il contesto ed il tessuto sociale sia cambiato.
Ovviamente vanno fatte alcune precisazioni. Bisogna sempre seguire la logica e non le opinioni.
Al giorno d’oggi le abitazioni non sono piu’ di legno (se non nei luoghi di villeggiatura in montagna), quindi la percezione di pericolo ad esempio in strada legata al discorso degli incendi e’ minore rispetto ad un tempo.
Resta valido invece in altri contesti come l’ambiente lavorativo (uffici), la metropolitana, il treno, il cinema, il teatro, ecc...luoghi in cui la cultura, l’attenzione, e la prevenzione degli incendi e’ prassi comune.
Un ultima precisazione: se vi trovate nel mezzo di una foresta, su una duna nel deserto, in una localita’ amena in cui la possibilita’ che ci sia qualcuno intorno e’ veramente remota, non sprecate tempo con le richieste di aiuto. Di qualsiasi genere. Meglio non buttare via energie, ma impiegarle nella maniera piu’ efficiente possibile, come correre allontanandosi dal pericolo, nascondersi, o combattere.
Ps: non ci sara’ mai nessuno che dira’ che gridare “aiuto polizia” sia sbagliato.